La mia sorellina è andata in pensione dopo molti decenni in ceramica.
Ho scritto e teorizzato sul valore del lavoro e addirittura sul lavoro felice, scomodando sia Primo Levi che Cesare Pavese. Ho però presente che il lavoro manuale, in certe situazioni, possa diventare un peso rilevante, del quale ci si sente liberati quando si va in pensione: è successo anche ad alcuni miei amici. Spesso mi raccontano di capi poco competenti, arroganti e insensibili e un po’ mi vergogno perchè, volente o nolente, anche io ho sempre fatto il dirigente.
Quindi ho scritto questa piccola filastrocca:
Senza lavoro il pane manca ma lavorare stanca
Di lavoro è oggi l’ultimo giorno
quanti anni ormai passati lá dentro
un igloo in inverno e d’estate un forno
quante ore prima dell’agognato ritorno.
Lavorare si sa è comunque importante
per il vil denaro e per realizzarsi
senza il lavoro l’esistenza è frustrante
ma quand’è troppo occorre riposarsi.
Spesso il lavoro è avaro di soddisfazioni
perché si vedono troppe cose sbagliate
per disorganizzazione e capi coglioni
che san far solo danni e tante cazzate.
Ma adesso cara sorella
goditi i giorni senza timbrare
perché la vita è più bella
usando il tempo come ti pare.
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