Il Counseling aziendale

Ogni azienda vive contesti competitivi aspri e difficili, per affrontarli ha bisogno di persone sempre più competenti, motivate e capaci di lavorare in gruppo.

Quindi, le Persone vivono sulla propria pelle queste sfide e devono essere attrezzate non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello relazionale ed emotivo. Queste ultime, purtroppo, quasi nessuno le insegna e non sono mai al primo posto delle competenze verificate nei processi di selezione, soprattutto se gestiti dall’azienda stessa. È praticamente impossibile reperirle già pronte sul mercato, vanno formate investendo con pazienza ed efficacia.

Una volta inserite, le Persone possono inciampare in un disagio o problematiche aziendali e personali che influiscono sulla prestazione tanto quanto, o forse più, di una carenza tecnica.
Il risultato aziendale ed il benessere delle persone sul luogo di lavoro non solo non sono in contrasto, ma sinergiche e interdipendenti.

Per costruire una buona armonia servono formazione, consulenza, coaching ma, spesso, anche il counseling aziendale.
Quando l’azienda individua un problema, ciò che le interessa è risolverlo o almeno migliorarlo. Siamo noi professionisti che abbiamo il compito di conoscere le metodologie più idonee nella specifica situazione, concordando con l’azienda modalità rispettose ed efficaci. Per questo, non dobbiamo mai schierarci a favore o contro di una metodologia o dell’altra.
Ogni strumento ha la sua finalità, spesso una combinazione di metodi è necessaria per affrontare al meglio una situazione.
Quando il tema è rafforzare le conoscenze e favorire il cambiamento organizzativo è solitamente utile partire da una buona formazione.
Quando le conoscenze acquisite devono essere messe in pratica per raggiungere gli obiettivi, può servire un coach.
Per supportare la persona, o un gruppo, e attivarne le potenzialità è importante il counseling.
In generale, è preferibile costruire un progetto complessivo sull’organizzazione, sulle persone e sui gruppi, invece di frammentare l’investimento aziendale in una serie di eventi slegati e dalle ricadute solo momentanee.

Come funziona il Counseling aziendale

A differenza del settore privato, in azienda gli attori del percorso di counseling sono tre: l’Impresa committente, il Cliente, il Counselor.

Perché il lavoro dia un buon esito, occorre rispettare tre valori chiave:

1) VOLONTARIETA’
L’adesione deve essere del tutto volontaria. L’azienda propone un incontro non impegnativo tra Counselor e propri dipendenti, che hanno piena libertà di decidere se avvalersi del supporto offerto, senza conseguenze penalizzanti in caso di rifiuto.
A volte l’Imprenditore assegna una sorta di voucher ai suoi collaboratori, che possono utilizzare con un Counselor di loro gradimento.

2) RISERVATEZZA
Trattando di aspetti personali, per sua natura il lavoro di counseling è riservato. La riservatezza è necessaria per lasciare al Cliente completa libertà nell’analizzare il problema o la situazione su cui ha scelto di lavorare. Al termine del percorso, Counselor e Cliente si accordano su cosa riportare all’azienda del lavoro svolto; il resto resta riservato.

3) RESPONSABILITA’
Il Counselor è un facilitatore, è responsabile del metodo di lavoro e della conduzione del percorso. Il Cliente è responsabile della propria vita professionale e delle soluzioni al problema presentato. Entrambi sono corresponsabili del buon andamento del lavoro e della qualità del risultato finale.
L’azienda è responsabile del clima interno e della massima coerenza possibile tra l’orientamento al business e lo sviluppo delle persone.
Il servizio di counseling viene messo a disposizione dall’azienda come uno degli strumenti utili per il miglioramento individuale, all’interno di un modello di sostegno per lo sviluppo ed il miglioramento professionale complessivo. Partendo da una problematica precisa o da una difficoltà relazionale e per aumentare la performance professionale, le tre parti definiscono il contratto iniziale.

Vediamo ora qualche domanda che chi dirige un’impresa è bene si faccia per orientarsi nella “foresta” degli strumenti consulenziali proposti da diversi soggetti:

  1. Nella nostra azienda, le persone soffrono la pressione e lo stress della competizione e delle performance sempre crescenti?
  2. In alcuni reparti, le abilità personali (comportamentali ed emotive) sono determinanti per raggiungere i risultati?
  3. Ci sono persone brave, ma un po’ deboli su qualche aspetto? Saremmo disposti ad investire per migliorarle? Loro stesse sarebbero interessate a un percorso di miglioramento?
  4. Abbiamo utilizzato altri strumenti (ad esempio corsi di formazione) ma con efficacia limitata, perché poi non è stato facile attuare quanto visto in aula?
  5. Riscontriamo al nostro interno qualche situazione conflittuale, che rischia di penalizzare il clima ed i risultati generali?
  6. Chiediamo molto alle nostre persone e vorremmo dare loro un aiuto?
  7. Abbiamo bisogno di delegare? In particolare, vorremmo supportare le capacità relazionali e decisionali dei nostri responsabili, quadri e dirigenti?
  8. Abbiamo persone di elevato valore professionale, ma difficili da gestire?

Se avete risposto sì ad almeno tre di queste domande orientative, il counseling potrebbe esservi utile.

Per approfondire ulteriormente il tema, infine, due documenti un po’ datati ma ancora validi: