Etica e azienda

Davvero interessante l’incontro organizzato da AIDP Emilia Romagna su “Etica e azienda” e introdotto da Rossella Seragnoli, direttore del personale di Viro SpA.

Alessandro Raggi, responsabile area risorse umane della federazione delle banche di credito cooperativo dell’Emilia Romagna, ha fatto gli onori di casa e inquadrato con una semplicità ed una sintesi mai banali il tema. Mi è piaciuta la sua affermazione che la persona etica vive nel lavoro e nel lavoro incontra l’altro.

Daniele Quadrelli, direttore generale della stessa federazione, con un passato da sindacalista, presidente ACLI… (ho più vite) ha fatto un intervento passionale e dotto. “Quando sento parlare di etica ed azienda mi viene un prurito…” denotando un’ipersensibilità ed un’irritazione notevoli per il fatto che si possono avere bilanci sociali certificati da persone di indubbia moralità…”se però tu vendi azioni Parmalat…”. Quadrelli ha ricordato che già a fine ottocento le banche cooperative facevano una relazione economica ed una morale ma, come diceva il suo conterraneo Longanesi, bisogna stare attenti ad appoggiarsi ai principi perché questi flettono. La postmodernità ha bisogno di persone che credono, quindi è necessaria la coerenza nelle cose che si fanno, un mutuo riconoscimento di lealtà e continuità. Mi è piaciuta anche la considerazione che a volte i direttori del personale complicano il lavoro in azienda con un’eccessiva iper razionalità.

Pier Giovanni Bresciani, docente di psicologia della formazione all’università di Genova e Bologna ha fatto una bella lezione, colorandola di sentimento. Il mondo aziendale è tipicamente un mondo di antinomie: fidelizzazione o turn over e precarietà, valore del prodotto o valore per l’azionista, formare le persone o saturarle al massimo per aumentare la produttività, controllo o responsabilità? Ha affermato che si fa un gran parlare di etica perché ce n’è poca, evidenziando tre possibili atteggiamenti: il primo di tipo riparatorio – consolatorio, il secondo strumentale e mistificatorio nel quale l’etica è un’ideologia funzionale al cinismo del business, il terzo quello dell’etica responsabile. Etica quindi come testimonianza diretta.

Personalmente ho condiviso davvero l’approccio degli altri relatori e ho riportato la mia esperienza di fare condividere un marcato orientamento al business con un sincero interesse per le persone. Ho sottolineato l’importanza dell’etica ancorata a valori antichi e profondi, che deve essere interpretata ed applicata nella pratica quotidiana. Il testo dell’intervento, che ovviamente non ho letto ma che mi è servito per la comunicazione si trova qui: link.

Il breve dibattito, che ha anticipato un sontuoso buffet, ha visto anche un coraggioso e unsual intervento di Enzo Spaltro, maestro di moltissimi di noi. Ci ha ricordato che se non abbiamo due poli, l’etica e il suo contrario, non possiamo parlare di etica, altrimenti qualcuno se ne impadronisce. Ha proposto la polarità Etica e Estetica: possiamo pensare a ciò che è etico come fatto passato, per evitare errori e nefandezze, ma poi c’è anche l’invenzione del futuro. E il futuro è bellezza ed estetica. Bellezza come imminenza: “La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo voluto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico”.

[1]Jorge Luis Borges, Otras inquisiciones Emecé, Buenos Aires 1960

Commenti

I commenti a questo articolo sono chiusi