Nel mio lavoro manageriale ho da tempo compreso quanto sia importante possedere robuste competenze relazionali. Un capo poco equilibrato e incompetente a livello emotivo produce un effetto negativo dilatato, che va oltre i suoi confini e coinvolge le persone che gli stanno intorno. Quindi, oltre che per un antico piacere personale, ho da molto tempo approfondito la comunicazione e la psicologia, fino a fare una scuola triennale di Counseling ed un percorso per diventare Coach utilizzando lo strumento dell’Intelligenza Emotiva.
In più partecipo sistematicamente a corsi ed eventi che trattano questi temi. Mi piace ricordare (oltre alla scuola del Centro Berne ed i corsi sull’Intelligenza Emotiva di Max e Co. di 6Sseconds) quelli sulla Self Efficay e sull’Hardiness.
In merito all’Hardiness, che un po’ grossolanamente può essere tradotta come “robustezza”, questa competenza rappresenta la capacità di essere il più possibili invulnerabili allo stress. Soprattutto d’estate proliferano dei libretti che promettono di farti vivere felice e senza stress: li trovo una gran minchiata perchè lo stress e l’ansia sono costitutivi della nostra esistenza. A noi darci da fare per riconoscerli e per contenerli senza che diventino tossici sfociando in aggressività o pessimismo.
L’Hardiness racchiude anche il concetto di resilienza (come tanti altri termini della psicologia pure questo è derivato dalla fisica), cioè la capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi. E la vita di urti ce ne propone sia nel lavoro che a livello personale. Ecco che la resilienza diventa la capacità di far fronte (e superare) le avversità. A me fa venire in mente quei pupazzi zavorrati che li pieghi e loro si rialzano.
Attraverso l’immancabile test al corso sull’Hardiness è possibile verificare la propria vulnerabilità allo stress, che è un mix tra il livello di stress a cui si è sottoposti e la rete di sostegno. Per fare un esempio, è come un funambolo che cammina su una corda con l’apposita asta ad un’altezza molto elevata: il rischio si riduce se sotto c’è una rete di protezione adeguata. La rete di protezione (una sorta di sistema immunitario esistenziale) è più robusta se le capacità di fronteggiare lo stress (strategia di coping) è robusta. Come tutte le capacità si apprende con costanza, impegno e convinzione.
Tre macro aree caratterizzano, secondo il The Hardiness Institute, una buona strategia di fronteggiamento:
Strategie psicologiche: sviluppare atteggiamenti positivi verso la vita, non come la banale pubblicità di Tonino Guerra (Gianni, l’ottimismo…) o l’esilarante piece di Antonio Albanese che si può gustare in questo video 8. No, ottimismo come atteggiamento positivo verso la vita, un pensiero costruttivo che non ignora ma affronta le difficoltà, una capacità di arginare il pessimismo che tende a farci pensare che il mondo ce l’abbia sempre con noi, che l’inadeguatezza ci coinvolga permanentemente ed in modo pervasivo;
Acquisizione di abilità interpersonali (e manageriali): saper gestire con efficacia il tempo ed i conflitti e saper stare in mezzo alla gente con buon senso;
Strategie fisiologiche: attività fisica, capacità di distaccarsi dall’ambito lavorativo (hobby, frequentare persone che non lavorano con noi,…).
“Mens sana in corpore sano” ci ricorda la locuzione latina di Decimo Giunio Giovenale. Oltre a qualche sana camminata, un po’ di trekking leggero e qualche ferrata vado con abbastanza costanza (senza fanatismo) in palestra. Mi dedico prevalentemente al Just Pump e alla Fitboxe perché è un’attività che si fa in gruppo, c’è un insegnante che ti tiene carico e contrasta la mia pigrizia. In sala pesi, oltre a sentirmi un po’ ridicolo, dopo un po’ di esercizi mi stanco e sono portato a mollare. E poi mica devo fare mister muscolo, mi basta tonificarmi per contrastare la decadenza fisica.
Bè, frequentando la palestra ho potuto riflettere sul pregiudizio che spesso aleggia su questi ambienti. Invece in palestra c’è un ambiente composito come in qualsiasi altra situazione: persone diverse per età, mestiere, convinzioni, obiettivi… E frequentare persone diverse fa molto bene, come ho avuto modo di evidenziare anche nel libro che racconta la storia delle vacanze invernali mie e dei miei amici.
Come si vede dalle foto in verità ci si diverte anche e non ci si prende troppo sul serio, il chè non guasta.
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