Pennacchi mi ha conquistato, non c’è che dire.
In questa saga familiare, cronologicamente susseguente a Canale Mussolini, il ribollire del post guerra deve per forza incanalarsi. C’è chi lo fa con i fascisti estremi, chi lo fa con l’estrema sinistra maoista.
Il protagonista, troppo ricco di pensieri e pulsioni, non può che attraversare i diversi terreni, anche quelli incompatibili tra loro.
Alla fine, una fine non buona, bè, il protagonista è l’unico che pur passando dagli estremisti di Almirante ai maoisti più radicali, mantiene una sua coerenza. Un bel pezzo di storia di quegli anno, che non sono stati solo di piombo: e che forse meritavano qualcosa di più di questa palude attuale.
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