Illuminare la Speranza

“Nuove alleanze per il terzo millennio[1]” è un gran bel libro, del quale personalmente sentivo l’esigenza.
Gianfranco Dioguardi focalizza il suo scritto sulle città metropolitane e le periferie recuperate, ma gli insegnamenti che le 171 pagine regalano al lettore vanno ben oltre.
Il prezzo da pagare per beneficiare degli insegnamenti di speranza che il libro offre è quello di leggerlo con grande attenzione e di non spaventarsi per lo spessore delle citazioni e dei riferimenti, che l’autore propone sempre con educazione e mai con arroganza.
Ho detto “insegnamenti di speranza” perché davvero siamo di fronte a un bivio scomodo: questa assillante crisi europea degenererà in un triste declino oppure si sapranno ancora immaginare idee innovative che, rivisitando antichi valori, sappiano innescare un proficuo cambiamento, espressione di un nuovo sviluppo economico, sociale e morale?
Dioguardi sa che, se l’aurora ogni mattina ricostruisce il mondo, anche l’Uomo può e deve fare altrettanto.
Il riferimento costante e ostinato all’Illuminismo (l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso) è indispensabile perché al bivio prima citato si prenda la strada giusta. Dobbiamo riprendere la voglia e il coraggio di servirci della nostra intelligenza, perché il futuro è di chi lo ha cominciato.
In tempi come questi, nei quali tutto è in perenne assestamento e la realtà muta quotidianamente, con l’effetto che gli scenari sono di difficile, se non impossibile, programmabilità, non ci resta che “organizzare il cambiamento”.
Trovo geniale questo (quasi) ossimoro: organizzare il cambiamento!
Lo possiamo fare solo aggiungendo e includendo, integrando e inventando.
Ci sto a seguire, fiducioso, l’autore, quando propone “un’avventura dove la leggerezza dell’immaginazione deve affondare le sue radici nella concretezza delle tradizioni propria di un passato ricco di insegnamenti…”.
Ci sto e mi emoziono al richiamo pavesiano del mestiere di vivere.
E’ un’avventura che coniuga il fare economico con l’educazione del sapere, l’innovazione con la tradizione , l’immaginazione con la concretezza.
Una delle possibili armi deterrenti per contrastare e debellare la crisi è certamente quella di un miglior utilizzo del patrimonio di idee prodotte dalla fervida immaginazione tipica dei giovani… Tracciare programmi che sappiano raccogliere le idee ispirate dall’emozione dell’immaginazione creativa e innovativa giovanile per sottoporle al vaglio della ‘regola’ dettata dalla concretezza di esperienze accumulate e maturate nel tempo con l’obiettivo di trasformarle in progetti di immediata e facile esecutività”.
Da queste pagine emerge la bellezza di una convivenza tra le generazioni: “L’inventore, per sua natura giovane, produce idee che poi l’imprenditore, grazie alla sua esperienza deve essere in grado di porre in atto trasformando e innovando continuamente la realtà”.
Basta con la sterile contrapposizione, sempre alla ricerca di chi ha la colpa, ma mai capace di costruire e rischiare una soluzione!
Impariamo a gustarci la robusta concretezza della tradizione che convive con il “fascino leggero dell’innovazione”.
Ai giovani è richiesta la pazienza e l’umiltà (che non è sottomissione) perché “l’ansia di modificare il preesistente può portare a peggioramenti delle situazioni”; alle persone mature il coraggio di insegnare, sapendo che se “l’autunno della maturità vede l’impresa raggiungere la fase dello sviluppo compiuto”, molto forte è il rischio che “…si manifestino al suo interno le avvisaglie delle insidie di ‘corte barocca’ con comportamenti, cioè, spesso egoistici e non orientati alle finalità comuni”.
Guai all’imprenditore che fa coincidere il ciclo di vita della sua azienda con le stagioni della sua esistenza: non c’è egoismo peggiore.
Sarà un caso, ma ho letto questo libro proprio agli albori di una nuova esperienza professionale, che ho potuto iniziare grazie alla lungimiranza di un imprenditore illuminato che, seppur ancora energico, ha deciso di affidare ad un amministratore delegato la costruzione della versione 2.0 della sua bella azienda.
Queste parole mi hanno nutrito e rafforzato, per iniziare al meglio questa avventura, circondato da persone esperte e mature e da giovani scalpitanti ed energici.
Anche grazie a queste pagine mi sarà più facile dare il mio contributo, tra fortuna e virtù, per consolidare la buona alleanza tra natura e tecnica, tra centro e periferia, tra vecchi (o diversamente giovani) e giovani generazioni, tra esplorazione ed esperienza.
Così si dà un contributo positivo alla posterità, quell’insieme di uomini e donne che verranno dopo di noi. Così si può far leva sulla cultura aziendale, capace di “coltivare” la memoria e l’esperienza, per porsi nuovi traguardi di successo, producendo apprendimento e innovazione attraverso l’intelligenza e la volontà, con quella “tenacia che sfiorava l’ostinazione” che ben ricordiamo.
Così prospereranno imprese capaci di coniugare valore economico e valore sociale.
Ottima lettura, grazie professor Gianfranco Dioguardi!



[1] Gianfranco Dioguardi, Nuove alleanze per il terzo millennio – città metropolitane e periferie recuperate, Franco Angeli 2014

 

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