A Erto scorre (va) il Vajont, ma non è Spoon River.
Non è neanche Macondo.
Però questo libro di Mauro Corona è proprio un gran bel libro, una favola lunga e avvincente, che tratta dei luoghi e delle persone con grande sincerità, come solo può fare chi scrive “da dentro”.
E le montagne non sono le pataccate di Heidi.
Corona, uomo di penna e di scalpello, di corde e di moschettoni batte, più di un secolo dopo, Johanna Spyri.
Non la batte nemmeno, non c’è gara.
Ad Erto, nomen omen, c’è la miseria e dove c’è la miseria c’è anche cattiveria e malvagità, non solo caprette e nuvolette rosa.
Anche cattiveria, ma non solo.
Oltre settecento pagine che ti prendono come una calamita, immaginandoti Corona che scrive, scrive e scrive, spesso interrotto da sbornie planetarie che però, credo io, gli fanno vedere inserti preziosi di fantasia, che ricamano il romanzo a meraviglia.
La vita di Erto scorre dalla prima guerra mondiale alla tragedia del Vajont.
Corona tratta la seconda guerra mondiale e l’invasione dei nazisti con grande maestria, così come lascia poche ma incisive righe sulla strage del Vajont, perché – direbbe lui, quella è un’altra storia.
E’ il terzo libro di Corona che leggo, continuerò.
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