Tutto inizia per gioco. Vedo su Facebook un gruppo che gioca con la scrittura: ogni settimana gli amministratori propongono due parole (nel libro evidenziate in grassetto) e su queste i partecipanti devono costruire un testo di 400 caratteri esatti, spazi compresi.
La cosa mi diverte e decido di inanellare un piccolo giallo: ogni settimana scrivo la mia puntata .
È un intrigo internazionale che ruota intorno a una multinazionale che smaltisce in maniera poco ortodossa prodotti per l’irrigazione, avvelenando i campi.
Una donna dell’alta finanza e un investigatore si incontrano e si innamorano, ma il loro ruolo nella vicenda non è decisamente coerente. In più persone corrotte e malintenzionati violenti rendono tutto più complesso.
“Il gioco di parole” è e resta davvero un gioco, senza alcuna dignità o decenza di racconto, tanto meno giallo.
Ma mi sono divertito e mi piace condividerlo.
I modesti ricavi sono andati tutti in beneficienza, integrati al 90% da libri acquistati personalmente e regalati a persone amiche