È stato un grande piacere rimettere mano a questo mio primo romanzo. A L’ultima nuvola sono molto affezionato per diverse ragioni e per questo l’ho “restaurato”, dopo dieci anni: le fondamenta del romanzo sono rimaste inalterate (a partire dai personaggi), sono notevolmente ridotte le analessi e alleggeritI gli inserti di personaggi e vicende non direttamente coinvolti nella narrazione.
Anche la copertina è stata rivisitata e mi piace molto.
Dalla quarta di copertina
Riccardo, un manager di mezz’età, s’arrampica sul pennone del traghetto per lanciare un grido che è quasi un’invocazione: ‘Terra! Terra!”
Una volta sbarcato a Portoferraio, viene consegnato al comando dei carabinieri, ma decisivo è l’incontro con il professor Mariotti.
Riccardo, grazie a questo psicoterapeuta di grande umanità, avvia un percorso di autocoscienza e guarigione: ripercorre la sua carriera a Londra, lanciata verso promettenti sviluppi ma compromessa dalla nomina di un nuovo Amministratore Delegato, insipiente e geloso dei successi altrui.
Comincia così a risentire dello stress maturato e anche il rapporto con la moglie entra in crisi.
Durante i colloqui con il professor Mariotti, Riccardo si prepara a una nuova partenza, consapevole che la speranza, pur non garantita, è comunque possibile perché le nuvole non sono il cielo.
Il fil rouge del libro è senza dubbio l’indignazione quasi adolescenziale per le ingiustizie. Non solo sul lavoro perché, con originale escamotage narrativo, l’incontro con il padre di Alessandro, un vecchio partigiano che ha ancora saldi i valori di giustizia e libertà, e con un giovane carabiniere, ad esempio, diventano il pretesto per interessanti e commoventi pagine sulla Resistenza e sul drammatico G8 di Genova, sostanziando che la scelta tra rassegnarsi o reagire rimane, sempre e comunque, una responsabilità individuale.
Il libro regala anche pagine di grande amicizia e buona tavola, di tanghi appassionati, di amori complicati e di calde giornate di mare.
Buona lettura!