Ho deciso di lasciare il testo così com’era dieci anni fa, proprio perché il lettore possa respirare l’aria di quei tempi. Certo, oggi avrei dovuto introdurre la variante del Corona Virus, mettere in ombra personaggi allora alla ribalta come Silvio Berlusconi, etc: ma sarebbe stato un altro libro. Invece ecco il valore ancora attuale delle parole di don Luigi Ciotti:

“La storia che ora Venturi ci racconta in Romanzo reale è un affresco dell’Italia di oggi, quella della crisi economica. E forse di quella di domani. Con tutte le sue contraddizioni e sfaccettature, con gli egoismi e le ingiustizie che sembrano sempre prevalere e i piccoli eroismi quotidiani di chi lavora e fatica ad arrivare alla fine del mese.

C’è qui l’Italia ma anche l’“altra Italia”, troppo spesso invisibile e sottaciuta. Il paese dei furbi, dei cinici, dei super ricchi, degli arrampicatori e quello del popolo, della “gente comune”, del mondo del lavoro e delle professioni, della resistenza morale di chi trova semplicemente naturale vivere secondo valori e principi di onestà e rettitudine. C’è qui l’Italia dei faccendieri e quella del volontariato. C’è l’Italia di Enrico e quella di Libero, quella di Samantha e quella di Sara, i personaggi del romanzo che rappresentano mondi che convivono quasi senza sfiorarsi. Inutile dire che Venturi sceglie di stare dalla parte dei vinti, dei sommersi, degli umiliati e offesi, ma soprattutto dei giusti.

Allora, la preoccupazione di Libero e di Sara non può che rappresentare quella di tutte le persone attente e oneste.
Dunque, questo libro ci parla di noi. E di loro. Perché la frattura tra due diversi paesi esiste e non serve negarla. Occorre ricucirla.
Questo mi pare il valore aggiunto del romanzo di Lauro Venturi: un contributo a comprendere che una maggiore giustizia sociale si raggiunge solo nella verità e nella consapevolezza. La proiezione “fantastica” della realtà che traspare da taluni telegiornali e da grandi media, diversamente, ci allontana sia dalla consapevolezza che dal ricucimento delle fratture sociali.
Neanche tanto paradossalmente, Romanzo reale ci dimostra così che è possibile fare informazione e produrre coscienza attraverso la letteratura, più di quanto non stiano facendo molti “addetti ai lavori”, vale a dire un sistema massmediatico che, come la classe politica, rischia di disancorarsi dal dato reale, e dunque dai propri compiti e doveri istituzionali“. Sintesi della prefazione di don Luigi Ciotti, Presidente di Libera e fondatore del Gruppo Abele.

Per le presentazioni, i video e le recensioni vai alla pagina dell’edizione 2010.

5 novembre 2020