L’ultima nuvola al Rotary Club di Sassuolo

Martedì 13 gennaio 2009, il Rotary Club di Sassuolo ha presentato il mio romanzo “L’ultima nuvola”.

Conoscevo solo dall’esterno, e con qualche pregiudizio, questa associazione internazionale che ha più di 32.000 Club sparsi in 164 Paesi, nei quali più di un milione di persone si incontra settimanalmente per concretizzare il motto: “Service above self”, cioè “Servire al di sopra di ogni interesse personale”.

Già questo distillato di filosofia fondante suona positivamente strano nei tempi che stiamo attraversando. Il codice etico regola l’attività dell’associazione e ruota intorno a quattro domande (suggerite nel 1932, ventisette anni dopo la nascita del Club, da Herbert J. Taylor) che ogni rotaryano si deve porre, chiedendosi:“Ciò che penso, dico o faccio:

– risponde a verità?

– è giusto per tutti gli interessati?

– promuoverà la buona volontà e migliori rapporti d’amicizia?

– sarà vantaggioso per tutti gli interessati?”

Credo che se applicassimo tutti questi principi le cose andrebbero di gran lunga meglio.

Particolarmente significative sono le iniziative umanitarie del Rotary, che concretizzano il principio della comprensione, della buona volontà e della pace tra i popoli. Degno di sottolineatura è sicuramente il “progetto Polio Plus”, iniziato oltre 20 anni proprio in Italia, che lavora per completare la vaccinazione a livello mondiale di tutti bambini contro la poliomielite.

Mi ha fatto piacere parlare del mio libro in quel contesto, che riconosce l’importanza e il valore di tutte le attività utili: “L’ultima nuvola” parla proprio del valore del lavoro e l’epigrafe presa da “La chiave a stella” di Primo Levi non lascia dubbi.

È stata proprio una bella serata, anche se all’inizio, quando il Presidente Emilio Galavotti ha dato un tocco di campana e ha scandito “Onori alle bandiere”, seguito dall’Inno di Mameli, dall’Inno Europeo alla Gioia e dall’Inno del Rotary, mi sono sentito spiazzato: però mi è piaciuto, e se penso che qualche ministro della Repubblica dice impunemente che con il tricolore si spazzerebbe il…

Dopo, abbiamo chiacchierato piacevolmente e con intensità in un clima attento e rispettoso. Mi ha dato speranza vedere persone che sanno stare insieme, rispettarsi, ascoltare, riflettere. Ho sentito un’atmosfera attenta e coinvolgente, sia nella fase più formale che in quella post evento.

Ho conosciuto belle persone che sanno guardare al di là di se stesse: un pilota Alitalia che mi raccontava dal di dentro come ha vissuto questi mesi così turbolenti, un altro dirigente di azienda che mi spiegava perché ha messo in piedi una scuola di formazione aziendale, un altro che mi raccontava della sua esperienza di coaching, altri che chiedevano domande sul libro.

Il lavoro è un valore e quindi è criminale che a volte capi arroganti e incompetenti (fil rouge del libro) lo rendano invivibile. Scrissi tempo fa un articolo sul lavoro felice 8 e ci credo ancora che sia possibile, che l’orientamento al business e un sincero interesse per le persone si intreccino in modo virtuoso.

A completare questa bella serata c’è stato anche il fatto che Paolo, mio figlio, mi ha accompagnato. Sursum corda.





La Gazzetta di Modena



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