Ieri, martedì 6 marzo 2012, nella splendida cornice della sede Istud – Istituto di Studi Direzionali di Stresa, sul lago Maggiore, all’interno del ciclo “Incontri Management e Società”, ho avuto il privilegio di parlare a quaranta ragazze e ragazzi che frequentano il master post laurea in risorse umane.
Già arrivare a Stresa, dall’alto, è stata un’emozione perché mi ha ricordato le tante volte passate in quella sede, negli incontri residenziali del progetto di knowledge management che dirigevo (era il 1998!), che poi diede vita al libro “L’evoluzione della rappresentanza”.
La giornata era bella e le montagne ancora innevate si specchiavano nel lago, regalando un senso di serenità e di distacco dalla frenesia della vita moderna, senza dover ricorrere al cynar.
L’incontro è stato moderato dal prof. Luigi Serio, con il quale mi lega una relazione di lunga durata, robusta e arricchente.
Dopo un breve resumè su ciò che ho fatto professionalmente, e non solo, riscoprendo ancora una volta con sorpresa un filo conduttore comune, con le ragazze ed i ragazzi, per un paio d’ore abbiamo parlato delle specificità dell’artigianato e delle PMI, un mono che ai ragazzi sembra lontanissimo e inavvicinabile dal punto di vista professionale.
Abbiamo riflettuto sul tema del local, contrapposto al global, confrontandoci su quanto Milano (probabilmente l’unica città italiana mitteleuropea) sia global e quanto local.
Riprendendo il bel documento realizzato in occasione del confronto con i candidati Sindaco per le amministrative dello scorso anno, opportunamente titolato “Milano torni artigiana”, abbiamo ragionato sull'evoluzione delle grandi città e il ritorno delle arti e dei mestieri.
È emersa forte la convinzione di dover contrapporre la cultura del lavoro a quella della rendita, valorizzando l’uomo artigiano e la cultura artigiana, che con la capacità di tenere insieme braccia, testa e cuore rappresenta più che mai un valore per uscire dalla palude decadente nella quale siamo invischiati.
Una parte importante dell’incontro è stata dedicata alla necessità di dare una grande risposta alla crisi del lavoro, assumendo un atteggiamento imprenditivo, organizzandosi per crearsi il lavoro dando sfogo a tutta la creatività e discontinuità possibili.
Mentre sorseggiavo con Luigi una sontuosa birra artigianale, finito l’incontro, guardavo il lago che si tuffava nella notte e pensavo alla ricchezza sterminata di questi giovani, che – come carte assorbenti – sono desiderosi di cogliere sfide e opportunità.
Non sono stato tenero con loro, non ho assecondato la litania che il contesto è sfavorevole e che tutto è difficile, però riconosco che non stanno vivendo un bel periodo e che questo, purtroppo non è un Paese per giovani.
Comunque, sursum corda…
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