Casualmente la televisione si è sintonizzata su RAI Storia e ho seguito la trasmissione di Paolo Mieli sulla strage fascista (e di stato) del 12 dicembre 1969. Io avevo 14 anni e ricordo molto bene la copertina della Domenica del Corriere con il ragazzino di 14 anni che perse una gamba. Davvero, senza retorica, quella strage fu l’esito di una raffinata strategia per creare in Italia un regime autoritario. Davvero, senza dubbi, lo stato ai massimi livelli era connivente e,in certe sue parti, attore.
Però voglio ricordare ciò che scrissi quarantasette anni fa nei miei diari, poi diventati un libro:
“Martedì 28/5/74 (ore 24) Carissima Ivana, i fascisti a Brescia hanno gettato una bomba ad un comizio di un sindacalista, uccidendo sei persone e ferendone gravemente molte altre. Non sono schifato, sono rattristato, pieno di amarezza. Non provo odio, provo compassione e rabbia e mi chiedo: perché? Domani c’è sciopero generale. Come è possibile che succedano queste cose? Scoppia una bomba a piazza Fontana e accusano Valpreda, che poi è innocente. Uccidono Pinelli e, dopo quattro anni dove Valpreda si è rovinato la salute, dicono che forse si deve seguire una traccia nera! C’è Marini che gira da un carcere all’altro trattato come ‘na bestia, per i fatti di Salerno, dove, per legittima difesa, uccise un fascista: non dico di scarcerarlo, ma almeno giudicatelo! E’ uno schifo, le Brigate Rosse, Sossi, ecc…sono forze schifose, che sdegnano. Un anno fa uccisero un poliziotto con una bomba, i fascisti: ne senti parlare? Io no! E dell’attentato al treno da parte di Nardi, di Bertoli che lancia una bomba e poi…”
La storia non si può dimenticare e occorre avere a cuori i valori repubblicani perchè certi eventi non si ripetano più. L’educazione sentimentale del manager è un libro che, aldilà delle riflessioni individuali ed esistenziali, ripercorre senza filtri quegli anni e quindi ha ancora una grande valenza. Sono felice ed orgoglioso di averlo scritto e sono molto affezionato a quel ragazzo post adolescente che non si rassegnava alle falsità e alle mediocrità.
Commenti
I commenti a questo articolo sono chiusi