All’interno della “Festa del racconto” organizzata dal Comune di Carpi, il 4 ottobre 2008, giorno del suo onomastico, Francesco Guccini è stato premiato per il suo libro “Icaro”.
È stata una serata interessante e spassosa. Francesco era in forma ed anche Brunetto Salvarani, (che lo conosce bene, visto che è coautore del libro “Di questa cosa che chiami vita”, definito da Guccini il testo più completo sulla sua persona) è stato proprio bravo come intervistatore.
Teatro gremito fino all’inverosimile da un pubblico molto attento.
La parte più formale dell’assegnazione del premio è stata gestita con parsimonia dall’Assessore alla Cultura, Belelli, dal Sindaco e dagli sponsor. È stato comunque spassoso vedere Guccini che ascoltava la motivazione con aria perplessa e, alla fine, domandare: “Parlavate di un altro, vero?”
Francesco ha parlato dei suoi ricordi da bambino, a Carpi. Lo colpì vedere che in pianura si andava a fare la spesa, mentre in montagna il mulino del nonno assicurava tutto ciò di cui c’era bisogno.
Poi ha raccontato della sua esperienza come cronista di “nera” a La Gazzetta di Modena, con il capo redattore che gli diceva di “pompare” anche le notizie di un vecchietto caduto dalla bici, visto che grandi delitti non ce ne erano e che comunque con sarebbero stati affidati a lui. Non si sa ancora se sia vero o falso (Francesco ha smentito) che Bonvi andasse di notte a spaccare vetrine per poi dare l’anteprima della notizia al suo amico Guccini.
Quando l’intervistatore lo ha definito un intellettuale, gucciniana la risposta: “Visto che l’intellettuale lavora con l’intelletto ed io non sono mai stato in miniera…è un fatto semantico”.
Nella parte più riferita al modo di raccontare, Guccini ha svelato che, quando da Modena rientrava a Pavana, i suoi amici gli dicevano: “Chissà quanti film hai visto?”. Ma poiché non gli andava di dire che non aveva i soldi per il cinematografo, così si inventava i film. Prendendo spunto dall’epigrafe del libro, una frase della poetessa polacca Wislawa Szymborska, Guccini ha detto della gioia di scrivere e, soprattutto, di leggere. Poi è naturale, dopo avere letto tanto, avere la voglia di provarci a scrivere qualcosa di proprio!
Brunetto Salvarani ha ripreso un pezzo del racconto “Josè Pasculli”, chiedendogli se ci sono piccoli simboli che, decodificati, ci saprebbero dire qualcosa delle nostre esistenze. Allora, il “nostro” ha citato Bondi Ministro della Cultura, beccandosi uno dei tanti scroscianti applausi.
Quando gli ha ricordato che il critico Stas’ Gawronski disse, ben prima di “Icaro”, che molte canzoni di Guccini sono storie brevi, racconti in forma di poesia che funzionano come un grandangolo sull’esistenza dei suoi personaggi e, forse, anche di chi legge, accostandolo a Poe, Maupassant, Cechov e Carver, Francesco si è tolto dall’imbarazzo dicendo di avergli dato duemila euro: “E poi c’è anche chi ha definito questi miei racconti banali, noiosi, inutili… Però quello dell’Avvenire è morto!”
E giù applausi.
Francesco ha poi letto “Anana”, il terzo racconto di “Icaro” ed un brano esilarante da “Vacca di un cane”, tutto ruotato intorno alla domanda “Chi è, e dov’è Dio?”.
Quando Brunetto gli ha fatto scherzosamente la domanda alla Marzullo, Guccini ha ricordato che Sergio Staino andò davvero a quella trasmissione e si sentì dire: “Si faccia una domanda e si dia la risposta?”. Al chè il grande fumettista disse: “Perché sono venuto qui?”. “Perché sono un coglione”.
E giù risate.
Si avvertiva un clima caldo e sincero nei confronti di Guccini, forse perché è così naturale, sincero, modesto nel modo giusto, spiritoso.
Prima della serata, grazie anche alla cortesia dell’assessore Belelli e dell’altro autore de “Di questa cosa che chiami vita”, Odo Semellini, persona gentile e disponibile, ho potuto passare mezz’ora con Francesco, che mi ha detto di avere ricevuto il mio libro e le bottiglie di vino che gli avevo lasciato davanti a casa quest’estate, a Pavana. Ha acconsentito a fare da testimonial al mio romanzo “L’ultima nuvola” con una disponibilità che ogni volta mi colpisce.
È come quando lo vidi la prima volta, nel 1975, a casa sua, o come tutte le altre nelle quali è sempre stato disponibile, come raccontano i miei diari raccolti nella prima parte de “L’educazione sentimentale del manager”.
Mi ha anche fatto capire che potrebbe venire, il 3 dicembre a Bologna, alla presentazione de “L’ultima nuvola” e questo sarebbe un sontuoso regalo: vedremo.
La serata è finita in trattoria con piacevoli chiacchiere, vino e cibo. Qui è con suo cugino Alberto Prandi, citato in Odisseo: se li ascolti parlare senza guardarli fai fatica a distinguerli, hanno la stessa voce.
Comunque, per dirla fino in fondo com’è Francesco, in un tavolo vicino c’erano alcuni ragazzi di Palermo che, alla vista di Guccini, hanno chiamato i loro amici per dargli la notizia. Poiché quelli non ci credevano, bè, Guccini ha parlato con loro al telefono. Sì, la classe non è acqua e, parlando di Francesco, questo detto si rafforza.
Guarda alcuni video della serata:
– Guccini legge “Vacca d’un cane”
– Guccini legge “Anana”
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