Come sempre Altan (La Repubblica 23/10/07) riesce a sintetizzare in un’espressione e in poche parole sentimenti complessi e contraddittori. Mi riconosco in ciò che dice, sia che si parli delle attuali vicende del nostro Paese che del fatto che in Birmania è sceso il silenzio stampa ma la repressione continua. Oppure che giustamente ci indigniamo per una bambina morta a causa delle violenze dello zio ma bypassiamo quante migliaia di bambini muoiono ogni giorno perchè non hanno un minimo di medicine. E che nulla si dice su Bush che non si è minimamente vergognato di negare i soldi necessari per l’assistenza medica ai bambini poveri. Tempi strani. Certo, mi sa di adolescenziale questa mia indignazione, ma non per questo c’è da vergognarsene.
Ho partecipato al World Business Forum e sentire Colin Powell che riflette criticamente sulla missione in Iraq (forse abbiamo urlato troppo le nostre convinzioni e ascoltato poco) o Allen Greenspan che prospetta futuri non proprio rosei per l’economia globale, bè, non aiuta ma certamente produce consapevolezza. Ciò non toglie che ognuno di noi, per ciò che è di sua pertinenza, possa e debba fare anche piccoli gesti di costruzione e di speranza. In fondo, il futuro non si prevede ma si inventa. Sursum corda!
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