“Nel Presente il Passato avanza. E’ bello ricordare chi ha sofferto e ha dato”
Il Comune di Castelnuovo Rangone, amministrato dal Sindaco Poeta Roberto Alperoli, mio amico da trent’anni, con il quale abbiamo presentato a marzo il mio libro, “L’educazione sentimentale del manager”, ha dedicato, primo in Europa, un monumento che ricorda lo sterminio degli Indiani d’America.
Sarà inaugurato sabato 2 dicembre, alle ore 15,30 (Parco Rio Gamberi) alla presenza di Alberto Ronchi (Assessore alla Cultura Regione Emilia Romagna), Vittorio Zucconi (mitico giornalista di La Repubblica e Radio Capital, nonchè autore de “Gli spiriti non dimenticano: il mistero di cavallo Pazzo e la tragedia degli Sioux”), Nando Minnella (giornalista ed autore del documentario “A caccia di indiani”, che sarà proiettato alla sala delle Mura di Castelnuovo Rangone venerdì 1. dicembre ore 21), Lance Henson (poeta cheyenne e autore del libro “Sand Creek”) e Maurizio Bettelli, autore, compositore e musicologo che interpreterà “Fiume Sand Creek”, la bellissima ballata di Fabrizio de Andrè e Massimo Bubola.
Infatti, il 29 novembre del 1864 il colonnello Chivington e le sue truppe circondarono l’accampamento Cheyenne allestito in riva al fiume Sand Creek, in Colorado.
Seicento persone, in prevalenza donne, anziani e bambini, vennero trucidate dalle Giubbe blu. Il massacro, di crudeltà inenarrabile, segnò la prima tappa verso l’annientamento e la segregazione dei nativi americani.
Una gran bella iniziativa per ricordare una strage simbolo della ferocia di cui l’uomo è capace verso i suoi simili. E per non dimenticare! Bravo Comune di Castelnuovo Rangone!
Clicca sulla locandina per scaricare il programma completo.
Fiume Sand Creek (De Andrè – Bubola 1981)
Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni
figlio d’un temporale
c’è un dollaro d’argento sul fondo del Sand Creek.
I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno
mio nonno disse sì
a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek
Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio nell’altro il paradiso
le lacrime più piccole
le lacrime più grosse
quando l’albero della neve
fiorì di stelle rosse
ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek
Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte
c’erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare
la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek
Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni
figlio d’un temporale
ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek
E ieri, al bellissimo concerto di Guccini a Parma (al quale ho incontrato con piacere Cecilia, una delle due anime de L’Orto delle competenze), mi ha colpito ancora una volta vedere tante
ragazze e tanti ragazzi cantare emozionati “La canzone del bambino nel vento”, meglio conosciuta come Auschwitz.
E ascoltare commossi “Su in collina”, un’inedita bella e commovente ballata tratta da una poesia in dialetto bolognese che racconta un episodio della guerra partigiana.
Sempre per non dimenticare.
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