Il gruppo conosce se stesso…e cresce

E’ assodato che il gruppo non è la somma delle singole persone che lo costituiscono. Una prima banale ragione è che ognuno di noi in un qualche modo è “diverso in gruppi diversi”, o in momenti diversi dello stesso gruppo. Inoltre, è sufficiente che al gruppo si aggiunga (o manchi) una persona perchè le dinamiche interne si modifichino.

Questa settimana io e i miei colleghi del Comitato di direzione dell’azienda che amministro, abbiamo fatto due belle, divertenti e proficue giornate di lavoro su questo tema.

Guidati dall’affettuosa e competente Maria Pia Gasco, psicologa e formatrice di alto livello che ci segue da un bel po’ di anni, abbiamo passato due giorni a riflettere sulle nostre dinamiche di gruppo, abbandonando giacche, cravatte, tailleur, in vista anche di importanti cambiamenti che ci aspettano.

Abbiamo lavorato con i Giochi Finzionali. Dopo un efficace inquadramento teorico della tecnica e la condivisione delle regole principali, ci siamo buttati nell’inventare storie.

L’attenzione si è focalizzata sul personaggio principale (protagonista) e ognuno dei partecipanti, durante lo scorrere della storia, oltre ad intervenire con un proprio ruolo, raccoglieva i motivi narrativi (unità minimale di racconto), cioè brevi frasi sintetiche che il protagonista aveva detto e che più lo colpivano, registrando esattamente le parole pronunciate, senza aggiungere niente. Queste frasi venivano poi condivise e raccolte in fili narrativi logici del racconto, fornendo interessanti spunti: a) Di fronte allo stesso racconto i componenti del gruppo, cioè noi che pur lavoriamo insieme da più di sei anni, vengono colpiti da frasi completamente diverse (facile metafora: lo stesso problema aziendale è vissuto e rimbalza in ognuno di noi in modo differente); b) I motivi narrativi raccolti, analizzati in modo completamente distaccato dalla storia narrata, forniscono un interessante quadro del modo di essere del protagonista e delle sue dinamiche copionali; c) focalizzazione di un meta motivo narrativo che mette l’accento su una dicotomia tra aspetti non necessariamente uno positivo ed uno negativo, ma comunque opposti; d) Il protagonista che ha costruito la fantasia del racconto ha un quadro d’insieme di come il gruppo, e non le singole persone, lo “vede”; e) Ogni partecipante riflette in modo approfondito sulla tipologia dei personaggi (protagonista e non) che ha interpretato…e non a caso.

Alla fine del secondo giorno abbiamo fatto un Gioco senza alcun protagonista. A parte che ci siamo divertiti da matti nell’immaginarci una bella vacanza negli States in sella a potenti Harley Davidson, con maglietta nera, bandana, occhialoni, musica… and more, quando ci è stato chiesto quali emozioni e sentimenti ci hanno accompagnato, è emerso un quadro le cui pennellate sono state: grande voglia di avventura (con un pizzico di trasgressione che per affrontare il cambiamento non guasta), forte spirito solidaristico, diffusa sensazione di benessere e gioia, gusto della libertà. C’è stato anche qualche ingrediente di prudenza e di timore, che nulla ha tolto all’energia positiva del gruppo ma che, anzi, la rende più reale ed efficace. Alla fine eravamo tutti molto orgogliosi del nostro gruppo, cioè…di noi!

Il nostro gruppo ha fatto un grande percorso verso la riduzione dei Copioni perdenti e la progressiva tendenza ad agire Copioni vincenti, sia nelle cose belle che in quelle brutte, nei successi come nelle disavventure e nei problemi. Credo molto in quello che dice Maria Pia: “E’ un percorso irreversibile e anche nella sconfitta il gruppo mantiene comunque un atteggiamento vincente”.

Anche io ho fatto un Gioco Finzionale come protagonista ed ho scoperto che alcune dinamiche che per me sono di poca importanza, e alle quali quindi dedico poco tempo, per il gruppo invece sono significative. All’inverso, alcune mie preoccupazioni sono meno intense per il gruppo. Ne terrò certamente conto e mi sono detto: “È proprio vero, nel gruppo si è meno soli e anche le inevitabili incertezze del mutare degli scenari si affrontano meglio!”

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