Compie 40 anni questo capolavoro sicuramente rimasto ineguagliato. L’amico Pino Calautti, anima e cuore dell’Associazione Aspettando Godot, mi ha chiesto alcune righe, che ben volentieri ho scritto: “Ho visto anche degli zingari felici” è stato e rimane un capolavoro. Potrei dire dell’armonia tra le parole e la musica, tra i ritmi e i cazzotti sullo stomaco per quel treno saltato in aria, o per quella rabbia dei pugni in tasca e dei fischi per quei maiali.
Dolore e morte si alternano con amore e speranza, perché è vero: siamo noi a far ricca la terra, quindi riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza.
La parola “Speranza” Claudio Lolli non l’adopera, va riconosciuto. Però traspare da quel sax, da quella chitarra elettrica, da quella voce, da quelle parole: quindi vale ancora di più perché è una delle sintesi possibili di questa tavolozza di sentimenti polarizzati, finanche contrastanti.
Per chi in quegli anni c’era, bè, è facile riconoscere in queste canzoni e in queste melodie tutti quei sentimenti, a volte anche violenti e senza mediazione, che animavano ognuno di noi, da solo o in piazza con gli altri. Quando esce questo disco, “Ultimo tango a Parigi” viene censurato e Morandi canta “Sei Forte papà”. Claudio invece ci canta un primo maggio dove la festa per il Viet-nam e la morte di suo padre devono starci entrambe, sapendo che così ci si confonde.
Di una cosa dobbiamo per sempre essere grati a Claudio: di averci insegnato che è meglio confondersi per davvero che seguire come pecore (o internauti) verità di carta velina.
Ritorno sulla speranza, sapendo che è un rischio accoppiare questa parola ai capolavori del Maestro Claudio Lolli, poeta, scrittore e cantautore, che ci ricorda che “…non vogliamo cambiare il nostro inverno in estate”.
Ma cos’è, se non speranza, poter immaginare che sia possibile, con una donna, non essere il suo manico di scopa o il lampadario che le toglie il reggiseno?
Non è speranza vedere degli zingari felici corrersi dietro, far l’amore e rotolarsi per terra?
Allora, caro Claudio, con tanti anni e tanti acciacchi in più, fuori e dentro, tutti, continuiamo ad aprire la nostra finestra, perché non credo sia del tutto sbagliata, anzi…”
Claudio Lolli è l’autore della sontuosa prefazione al mio primo romanzo e accompagnò, insieme a Paolo Capodacqua, la versione teatrale resa possibile grazie all’amica Judith Pinnock,
Grazie Claudio Lolli.
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