L’educazione sentimentale del manager è approdato nel Comune di Castelnuovo Rangone (MO), amministrato dal mio antico amico, Sindaco e poeta, Roberto Alperoli, che sorride, sotto lo sguardo vigile di Claudia Baracchi, mentre scherzo con il giornalista Roberto Serio.
Per commentare questa serata mi piace pubblicare una mail che ho ricevuto ieri da un imprenditore con il quale ho lavorato, e bene, quando facevo il consulente:
“Carissimo Lauro, ti scrivo questo messaggio non senza emozione, perchè devo complimentarmi con te per la magnifica serata che ho trascorso. La discussione è stata molto interessante, ma sopratutto l’aria che si respirava era emozionante, davvero, le chiacchiere tra amici, la musica di sottofondo. Sembrava di essere tra amici che si conoscono da sempre. Ciao!”
E’ una efficace sintesi di questa serata calda, intensa e interessante, aperta da un bel pezzo dei The Bluesman, Roberto Formignani alla chitarra e Bruno Corticelli al basso.
Il giornalista Roberto Serio ha condotto con maestria l’evento, in un buon equilibrio di ritmo e contenuto.
Alberto Ronchi, Assessore regionale alla Cultura della regione Emilia Romagna, ha scelto di percorrere gli anni narrati nel libro utilizzando i film, le canzoni ed i gruppi musicali in esso citati. Con precisione e passione ha fatto interessanti considerazioni tra la mia generazione, quella subito successiva (la sua) e quelle attuali, notando che nel mio libro (è vero!) non compare la televisione.
Claudia Baracchi. docente di Filosofia alla New School for Social Research di New York, ha svolto una vera e propria lezione sul senso delle radici, evidenziandone l’ambivalenza: chiusura in sè stessi, nella difesa dei codici e degli stili della propria tribù, oppure radici come percorso per ricordarsi di sè e lasciare che il passato possa parlare di noi. Ha argomentato con competenza e calore perchè il libro privilegia questo secondo senso di radici, intese come il rintracciare ciò che siamo stati.
Con colta e raffinata semplicità, l’imprenditore Giuseppe Villani ha evidenziato che i manager ed i dirigenti non sono più una ristretta casta, ma che “anche un capo reparto oggi deve operare con competenze e identità manageriale”. Ha difeso il valore delle radici nelle esperienze aziendali, radici che però devono convivere con una esplorazione che passa anche attraverso il ricambio delle esperienze. Molto attuale e condivisibile questo richiamo alla superiore managerializzazione delle aziende, specie per quanto concerne le piccole e medie imprese.
Dopo questi interventi ed un rilassante stacco musicale, il Sindaco e amico di sempre Roberto Alperoli ha illustrato con precisione la struttura del libro, per poi tuffarsi con i ragionamenti e le emozioni negli anni settanta, rivendicandone tutta la positività che li hanno caratterizzati. Le canzoni di Claudio Lolli ci hanno cullato e supportato, in un’altalena tra crisi anche forti e voglia di costruzione senza confini. Struggente il ragionamento sull’attuale mancanza di infinito, laico, sociale e collettivo, e sull’esigenza di progettarlo di nuovo, fornendo ai giovani molteplici esperienze per crescere. Considerazioni che mi hanno preso e mi sono parse una sorta di risposta alla domanda che si è posto Roberto: “Siamo sicuri che oggi un adolescente si lascerebbe attraversare da fatti come la strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972?”.
Dopo Roberto, ho riproposto che questo mio libro è senza se e senza ma dalla parte dei giovani, dei dirigenti e del valore del lavoro. Per quanto riguarda i ragazzi e la costruzione – non senza un prezzo salato del futuro, ho letto un brano del libro e ho ricordato che la nostra generazione ha forse la responsabilità di farlo vedere ai giovani, questo futuro, quasi più come una minaccia che non un’opportunità. Per i dirigenti ed il valore del lavoro (proprio per un pelo valore e lavoro non possono anagrammarsi reciprocamente) ho letto un bel pezzo di “La chiave a stella” di Primo Levi.
Dopo avere risposto ad alcune domande, ho salutato ufficialmente le tante persone presenti con un testo irlandese che ci sprona a “trovare il tempo”, come hanno fatto i miei amici e le mie amiche di un tempo e quelli di oggi, i miei colleghi, le persone dei miei affetti familiari, i compagni e le compagne del corso di inglese e della palestra, un amico di scuola, genovese, che non vedevo da trent’anni, e che come tutti gli altri ha trovato il tempo per passare con me una splendida serata. Che si è conclusa non presto con un buon rinfresco, tante chiacchiere e affetto: è proprio vero, “Siamo noi a far ricca la terra!”
Grazie di cuore al Sindaco di Castelnuovo, al suo Staff dell’Ufficio Cultura e a tutti gli amabili ed efficienti collaboratori del Circolo La Palafitta.