Venerdì sera sontuosa degustazione di vini chez moi, in campagna e con un clima a dir poco primaverile. Da sinistra: Beppe, Piero, Carletto, io, Pier Paolo e Stefano:
I vini li ha donati Pier Paolo, che ha una cantina davvero sontuosa e che ama collezionare vini…per berli.
Ci ha invitati a sceglierli ed io, Carlo e Beppe non ci siamo fatti attendere perchè oltre a scrivere “Armentarola e Falzarego” ci viene bene anche stare a tavola.
Così martedì, eccoci nella cantina a fare la scelta dei vini da festeggiare:
Qua di fianco Beppe sta osservando un sontuoso Amarone Quintarelli riserva, che poi tradisce per un francese. Pier Paolo lo osserva con attenzione, vista la bottiglia…che contiene un nettare strutturato che nasce da uve coltivate sul monte Cappaleta e matura in botti di Slavonia.
Carletto invece è perplesso perchè sembra che le diverse bottiglie di Sassicaia, Tignanello o Paleo neanche ci interessino, visto tutto il ben di dio che c’è…
Ecco la schiera delle bottiglie, i decanter ed i ballon:
Da sinistra, ovviamente non in ordine di bevuta: Sagrantino di Montefalco 25 A. Caprai 2001, Lupicaia G.A. Rossi di Medelana 2001, 1er Chassagne Montrachet Les Chaumèes M.Picard 2003, Royal Tokaji Aszù Szt Tamàs 1999 e Occhio di Pernice vin santo di Montepulciano Avignonesi 1995 (che hanno accompagnato le squisite torte della mamma di Carlo), Cervaro della Sala Antinori 2001, Chateau La Tour de Mons Margaux 1998, Conteisa Gaja 1998, Chianti Bellavista Castello di Ama 2001.
Beppe è arrivato tre quarti d’ora prima con un magnifico culatello, coltello e affettatrice.
Nell’attesa io e lui ci siamo aperti due oneste bottiglie di lambrusco grasparossa di Filippo. Se gli altri tardavano ad arrivare, forse mettevamo bocca anche alle altre.
Poi sono aggiunti formaggi notevoli, buon salame e rosbiffe, coppa media e pancetta così e così: ma ce la siamo cavata.
Eccoci alle prese con vini sontuosi, cibo ottimo ed atmosfera da signori. C’è anche il cugino di Piero che lo ha accompagnato perchè poi doveva tornare a Milano:
Mentre sgomberavo e lavavo i piatti canticchiavo questa canzone di Guccini:
I miei amici veri, purtroppo o per fortuna,
non sono vagabondi o abbaialuna,
per fortuna o purtroppo ci tengono alla faccia:
quasi nessuno batte o fa il magnaccia.
Non son razza padrona, non sono gente arcigna,
siamo volgari come la gramigna.
Non so se è pregio o colpa esser fatti così:
c’è gente che è di casa in serie B.
Contandoli uno a uno non son certo parecchi,
son come i denti in bocca a certi vecchi,
ma proprio perchè pochi son buoni fino in fondo
e sempre pronti a masticare il mondo.
Non siam razza d’ artista, nè maschere da gogna
e chi fa il giornalista si vergogna,
non che il fatto c’ importi: chi non ha in qualche posto
un peccato o un cadavere nascosto?
Non cerchiamo la gloria, ma la nostra ambizione
è invecchiar bene, anzi, direi… benone!
Per quello che ci basta non c’è da andar lontano
e abbiamo fisso in testa un nostro piano.
Se e quando moriremo, ma la cosa è insicura,
avremo un paradiso su misura,
in tutto somigliante al solito locale,
ma il bere non si paga e non fa male.
E ci andremo di forza, senza pagare il fìo
di coniugare troppo spesso in Dio:
non voglio mescolarmi in guai o problemi altrui,
ma questo mondo ce l’ ha schiaffato Lui.
E quindi ci sopporti, ci lasci ai nostri giochi,
cosa che a questo mondo han fatto in pochi,
voglio veder chi sceglie, con tanti pretendenti,
tra santi tristi e noi più divertenti,
veder chi è assunto in cielo, pur con mille ragioni,
fra noi e la massa dei rompicoglioni….
Gli amici, dall’album Guccini del 1983
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