Riconoscere, accettare e valorizzare le differenze: anche se non è semplice

All’inizio di maggio si è tenuto a Sorrento l’annuale congresso di AIDP – Associazione Italiana per la Direzione del Personale.

Il tema di quest’anno è stato quello della Multiculturalità, intesa come il valore delle differenze. Con le differenze tutti dobbiamo fare i conti, anche perchè le complessità non si possono ridurre né negare, ma solamente gestire.

Sono arrivato a Sorrento in modo rocambolesco. Fino a Napoli confortante Eurostar e rilassanti letture. Da Napoli a Sorrento trasferimento via taxi insieme al gentile prof. Salvatore Rossi di Bankitalia (relatore al congresso) e consorte.

Traffico bestiale e gallerie inquietanti. Manco a farlo apposta, in una di queste un’automobile poco davanti alla nostra si incendia: fumo, urla, persone che scappano, polmoni che si irritano. Ovviamente nessuna via di fuga e nessun ventilatore. Di corsa fuori dalla galleria, lasciando lì auto, bagagli… Lì non c’è attenzione alle diversità ma ognuno pensa a sé stesso.

Vabbè, poi finalmente si può ripartire. A Sorrento ritrovo il mio amico Alberto, con il quale ho fatto la scuola triennale di Counseling. Vado ai congressi AIDP, perché no, anche per incontrarlo. Ci facciamo una sontuosa cena a Sorrento, in un clima estivo e festivo, dopo un buon aperitivo “qui dove il mare luccica e tira forte il vento, su una vecchia terrazza davanti al golfo di Sorrento…”

Il giorno dopo intensi lavori. Devo dire che il livello generale mi è risultato inferiore rispetto alle precedenti edizioni di Cervia e di Bari, nel corso del quale presentai anche il mio libro “L’educazione sentimentale del manager”.

Come però è mia natura, invece di rammaricarmi del livello inferiore cerco comunque di portare a casa qualche spunto.

E così ho riportato questi spunti in modo disordinato in una specie di articolo che si può leggere cliccando qui.

Mi convince molto che la diversità non significhi affatto omologazione rispetto ad un “normale” che poi è tutto da verificare: non a caso “diversity” etimologicamente deriva da eterogeneità. Le relazioni del bravo Professor Debi S. Saini (che insegna al Management development Institute di Gurgaon, India) e del professor Salvatore Rossi, già citato, mi confermano ancora una volta che anche chi si occupa di gestione delle persone (gli HR manager) deve confrontarsi con economia e business, averne confidenza.

Oltre alle diversità di razza, all’ordine del giorno per la percentuale notevole di lavoratori extracomunitari occupati in aziende italiane, è stata analizzata anche quella di “genere”. Non c’è dubbio che esistano ancora molte differenze tra uomo e donna, e che queste ultime fatichino a fare carriera. Concordo con la polemica copertina di Persone & Conoscenze dell’amico Francesco Varanini: “Le chiacchiere sulla diversità non servono a nulla. Bisogna cambiare le regole” e ancor di più con l’intelligente articolo di Luisa Pogliana, che ha lavorato molto sulla selezione dei diari da pubblicare ne “L’educazione sentimentale del manager” e che mi è molto simpatica con la sua burbera affettuosità. L’articolo parte così: “Della diversità si parla molto, moltissimo di questi tempi. Soprattutto delle diversità di genere. I convegni e i libri si moltiplicano, gli esperti e i consulenti hanno molto lavoro: la diversità è l’ultimo cavallo di battaglia del politicamente corretto e l’ultima qualificazione distintiva dei guru aziendali. Perché allora i cambiamenti di cultura e di prassi aziendale su questo terreno sono così irrilevanti?”

“The answer, my friend, is blowin’ in the wind…”
mi verrebbe da dire, aggiungendo che un inghippo che ostacola una risposta positiva alla domanda di Luisa è che per poter dare valore alla diversità dobbiamo essere certi della nostra solidità individuale, che muove dall’identità: chi non comprende e non accetta sé stesso, come fa a comprendere ed accettare gli altri?

Un’altra diversità di genere è legata all’età. Sembra che nel mondo del lavoro si sia troppo vecchi a quarant’anni e troppo giovani a trenta. D’altronde, chi ha 50 o 55 anni vive una situazione schizofrenica: da un lato in azienda gli si chiede di fare largo ai giovani, dall’altro di andare in pensione sempre più tardi per non pesare sulla previdenza.

Mentre venivo a casa pensavo che integrare le singole persone è un conto, mentre integrare diverse organizzazioni è un altro. Mica sono del tutto sicuro che l’integrazione sia sempre un valore. La percentuale di fallimenti nelle fusioni e nelle acquisizioni è rilevante e, come diceva Pierluigi Celli, “…i sistemi immunitari delle aziende si difendono e provocarli oltre modo può generare nuovi anticorpi che possono portare al fallimento”.

Okay, questa è una coda che nasce dall’esperienza professionale che sto vivendo 8, appunto di fusione aziendale, e della paura che finisca in una “con – fusione”.



Le persone sono tutte diverse… e questo è il loro bello, poi in azienda si tratta di convogliarle verso scopi comuni sapendo che esiste un contributo unico che ciascuno può portare al raggiungimento degli obiettivi. Non ho alcun dubbio che un’organizzazione multiculturale sia molto più ricca di un’organizzazione monoculturale, ma questa convivenza produce delle conflittualità che vanno gestite e trasformate in valore, non piallate a colpi di regole e normalizzazioni.

Vado a riprendere dal mio baule tutti gli studi e le esperienze sull’ascolto perché capirsi non vuol solamente dire parlare la stessa lingua, ma anche dare lo stesso significato alle parole e alle emozioni.

Riprendo contatto con una certezza travestita da tentazione: non sarà elegante, ma la gestione attraverso il potere è molto più facile e chiara.

Mi dico subito dopo che un buon capo deve saper conoscere gli altri, avere più che buone capacità relazionali e sociali che si concretizzino in adattabilità e tolleranza. E che per questo occorre un elevata conoscenza e consapevolezza di sé, un cammino che non finisce mai. Quanto c’è da fare! Sarà solamente per l’età che mi sembra che ci siano più opportunità che vita? O è questo il bello dell’esistenza?

Bè, per due giorni di congresso mica è poco. Alla prossima!

Eccomi qui con Rossella ed Isabella.

Rossella, in rosso, è la perfetta organizzatrice di AIDP Emilia Romagna; Isabella è il Presidente e per me e per tanti altri ha proprio tutte le carte per fare la Presidente nazionale.

Sono un suo supporter senza “se” e senza “ma” ed anche con queste elezioni AIDP dimostrerà se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare o una sana gestione convinta della diversità nel modo di essere e di agire.

A proposito di diversità…una bella poesia della poetessa polacca Wislawa Szimborska

Nulla due volte

Nulla due volte accade

Né accadrà. Per tal ragione

Nasciamo senza esperienza,

moriamo senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi

Della scuola del pianeta

Di ripeter non è dato

Le stagioni del passato.

Non c’è giorno che ritorni,

non due notti uguali uguali,

né due baci somiglianti,

né due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome

Qualcuno ha pronunciato,

mi è parso che una rosa

sbocciasse sul selciato.

Oggi che stiamo insieme,

ho rivolto gli occhi altrove.

Una rosa? Ma cos’è?

Forse pietra, o forse fiore?

Perché tu, ora malvagia,

dai paura e incertezza?

Ci sei – perciò devi passare.

Passerai – e in ciò sta la bellezza.

Cercheremo un’armonia,

sorridenti, fra le braccia,

anche se siamo diversi

come due gocce d’acqua.

Per leggere intero “articolo” sull’evento clicca qui8. Buona lettura!

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