La repressione dei militari in Birmania
foto(C) Ansa
Continuo a chiamarla Birmania perchè mi suona meglio e poi trovo ridicolo che la giunta militare abbia voluto cambiargli nome. Ci sono stato quest’estate e sono rientrato a fine luglio, pochi giorni prima della devastazione dei monsoni e dell’inizio delle proteste. Io e Simo abbiamo riflettuto diverse volte se andarci o no, diverse associazioni non governative ritengono che sia un modo di portare soldi alla giunta militare che opprime il popolo, altri pensano che sia una sorta di apertura che non fa male a quel popolo. E poi mi sa ipocrita affidare a qualche migliaio di turisti il compito di sabotare il regime birmano quando facciamo tranquillamente affari (compresi componenti per armi) con Cina, India, Russia ed altri paesi che stanno saccheggiando, dietro la complicità e la corruzione dei militari, quella bellissima terra.
Seguo sempre le notizie che adesso arrivano da quella bellissima terra, ed ho esultato quando i monaci hanno deciso di rifiutare le offerte dei militari. Al mio ritorno, nella sezione “Diario“, oltre alle foto ho messo anche un commento: “…il generale Than Shwe, dittatore della Birmania, cura molto la sua immagine ed in tutti i monasteri ci sono sue fotografie…”.
Quella decisione credo abbia avuto un effetto molto ma molto dirompente, i monaci sono rispettatissimi. L’Ansa dice che la polizia ha sparato, che diverse persone sono state arrestate e che un monaco sia stato ucciso. Spero che l’attenzione che ora c’è sui Birmani non decada troppo in fretta. Non a caso ho letto che la giunta militare era intenzionata a procurare un black out telefonico. C’è un sito curato da esuli birmani che offre notizie non filtrate dal regime: clicca qui.
Commenti
I commenti a questo articolo sono chiusi