I Giganti umili

Ho volutamente lasciato passare alcuni giorni dalla morte di Marco Santagata, ricordato come meritava a livello nazionale e internazionale.

Lo ricordo in questa fotografia, con due altri Giganti: Berselli e Guccini, alla presentazione di un libro di Santagata, a fine maggio 2008, nella splendida cornice dell’Archiginnasio di Bologna:


Adesso posso trascrivere le belle parole del mio amico poeta Roberto Alperoli, che conosceva bene per davvero il professor Santagata.

Senza Marco cambia qualcosa nell’aria generale della mia vita,
nel sentimento che ho della vita.
Non si tratta soltanto dei progetti – tanti – che abbiamo fatto insieme
e che avevamo per gli anni a venire.
La sua presenza calda, umana, gentile, intelligente, generosa, ironica,
curiosa, divertente, la sua amicizia – che ho sempre vissuto come un dono –
mi davano un senso di vitalità, di felicità attiva, di fiducia nel tempo.

Mi mancherà molto, mancherà a noi, mancherà al Poesia Festival.
Vorrei dire che mancherà alla parte migliore di questo sgangherato Paese.
Mi mancheranno le cene a Zocca, il nostro uscire per andare a fumare,
quel senso di complicità.
Mi mancheranno le telefonate, quel “bau bau bau” con cui mi salutava –
mimando “Come cani alla catena”, il libro di Bertoni, Rentocchini e mio
che lui ha impreziosito con la sua prefazione.

Marco era un meraviglioso amico che non ti faceva mai pesare la sua grandezza.
Era noto e stimato in tutto il mondo. Era un vero e riconosciuto Maestro.
Poteva camminare a due metri da terra, per la sua immensa autorevolezza,
per il suo prestigio conclamato. Invece era sempre lì, di fianco a te.

Doveva campare, Santagata, non se ne doveva andare. Lo speravo,
l’ho sperato tante volte. Ogni giorno, in questo tempo, lo pensavo
con la caparbietà infantile di chi si affida a un pensiero magico, salvatore.

Mi sento orfano, e più solo.

Roberto Alperoli

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