23° Giorno: Bocholt (D)– Delft (NL) Km 274,8

25 luglio: Bocholt – Delft Km 274,8

Giornata impegnativa dal punto di vista emotivo. Alle 10 mi sono trovato con Oliver e Lisa, due ragazzi del Comune di Bocholt che, insieme a un interprete, mi hanno fatto visitare la zona dove una volta c’era lo Stammlager VI, dove fu internato il mio babbo. Mi hanno detto che sono il primo parente di un internato a Bocholt che si è recato qui per visitare i luoghi di sofferenza del proprio caro.

 

Il campo nacque all’inizio degli anni ’30 per ospitare giovani nazionalsocialisti austriaci che avevano tentato un colpo di stato (fallito) in Austria. Dovettero scappare dalla loro patria e furono accolti a Bocholt, in un’area dove risiedevano diverse strutture ippiche. I nazionalsocialisti austriaci erano molto anticlericali e questo cozzava con la cultura religiosa degli abitanti di Bocholt. Per altro compivano spesso scorribande in città, devastando monumenti sacri ed importunando (è un eufemismo) la popolazione locale. Però i nazionalsocialisti tedeschi tolleravano queste nefandezze e gli stessi abitanti di Bocholt, in modo salomonico, hanno sempre sostenuto di non saper nulla di quel campo di concentramento (anche se vi erano rinchiuse decine di migliaia di povere persone). Quando la Germania occupò l’Austria, nel 1938, questi teppisti poterono tornare a casa loro e il campo diventò di concentramento, per i prigionieri di diverse nazionalità.

  

A detta della guida, il peggior trattamento fui riservato ai Russi, ma anche mio babbo, da ciò che ho letto dal suo diario (ho utilizzato i suoi testi per descrivere il personaggio di Primo, ne L’ultima nuvola), se la passò proprio male. Andava a lavorare in una vicina fabbrica di munizioni e, a volte, anche dai contadini, che necessitavano di mano d’opera perché gli uomini erano tutti al fronte.

Mi ha fatto molta impressione camminare in quel bosco dove, ottanta anni fa, mio babbo era prigioniero. Finito il giro, abbiamo sostato in silenzio nel punto della Memoria.

Lì ho depositato le foto del mio babbo, la cartolina che scrisse proprio da qui e il piccolo testo che ho scritto prima di partire. È stata davvero un’emozione fortissima, tanto che mi sono sentito spossato per tutto il giorno.

  

Riporto un testo di Fabio Giberti, che su FB ha scritto un post che mi ha colpito: “Ai morti si scrive, coi morti si parla, coi morti ci si confronta, quasi ogni giorno. Talvolta coi morti si hanno dei conti in sospeso, spesso dei debiti, meno sovente dei crediti; riuscire a pagare quei debiti o a riscuotere quei crediti significa riappacificarsi con se stessi e con il mondo circostante. Un discorso degno (nel doppio senso della grande dignità e della stretta pertinenza) del “fiol dal pasturèin“. Grazie Fabio, hai descritto benissimo il mio stato d’animo.

Con il testo che ho lasciato al luogo della Memoria, chiudo la parentesi su questo inserto del viaggio. È stata un’esperienza emotivamente forte e spero per certi versi risolutiva.

Verso mezzogiorno siamo partiti da Bocholt e dopo circa sessanta chilometri siamo entrati in Olanda. Abbiamo visitato Zaanse Schans, bello ma eccessivamente turistico.

 

Poi siamo arrivati a Delft, una stupenda cittadina tra l’Aia e Rotterdam. Dopo una balsamica doccia, giro per la città e cene, con sigaro, grappe e chiacchiere.

    

Testo di Lauro Venturi

Croce di Guerra

Diploma di Sandro Pertini e Giovanni Spadolini

 

 

Sì, la vita è bella!

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